Chiesa di Villa Pasquali
Villa Pasquali è dominata dalla mole imponente della parrocchiale di Sant'Antonio Abate, uno dei gioielli del barocco mantovano, opera di Antonio Bibiena, che vi lavorò tra il 1765 e 1784.
Pianta a croce latina, cupole traforate e arabescate, cappelle laterali, ricca decorazione, rappresenta una splendida sorpresa per il visitatore che certo non può prevederla in un piccolo borgo come Villa Pasquali.
Al decoro pittorico lavorarono lo stesso Bibiena e successivamente, Pietro Groppi, Giuseppe Cremaschi. La Pala d'altare è di Agostino Amadini, cremonese (1877), la Via Crucis di Francesco Chiozzi.
Nel 1841 Raimondo Cavalletti, costruì l'organo.
Padre Giacinto Bianchi
A Villa Pasquali nasce il 15 agosto 1835 Giacinto Bianchi. Inviato a Pigna (IM) accoglie e fa suo l'appello di D.Belloni: partire per prestare opera missionaria tra gli arabi nell'orfanotrofio di Betlemme.
Alla proposta, lanciata dal pulpito, fanno eco alcune ragazze dell'associazione Figlie di Maria. L'11 febbraio 1875 si costituiscono come famiglia e il 22 agosto 1876, sono pronte a partire. E' questo il primo nucleo della futura Congregazione Figlie di Maria Missionarie.
Unite nello spirito di Cristo dal comune carisma missionario, l'impegno delle sorelle missionarie, nella fedeltà allo spirito del fondatore, diventa testimonianza, annuncio, servizio, là dove non esiste ancora la Chiesa e dove Cristo non è ancora sufficientemente conosciuto e amato.
La congregazione conta oggi su circa 150 sorelle. La sede centrale è a Roma.
La Grangia
La corte della “Grangia”, oggi di proprietà privata, è ubicata nella frazione di Villa Pasquali.
Il termine Grangia deriva dal francese “granche”, granaio, che a sua volta deriva dal latino “granum”, grano.
Le origini di questo edificio non sono note, ma già in documenti risalenti al 1496 se ne trova traccia: sappiamo infatti che Ludovico Gonzaga, nonno di Vespasiano, intraprese, a partire appunto dal 1496, opere di sistemazione urbanistica dell’antico borgo di Sabbioneta e rese navigabile il canale Naviglio per poter raggiungere la “Corte della Villa”, corte agricola in Villa Pasquali di sua proprietà; questa era l’antica denominazione della “Grangia” la quale compare per la prima volta indicata con il suo attuale nome solo a partire dal 1586.
Il periodo di maggior splendore si deve però all’intervento di Vespasiano Gonzaga che è l’artefice di un’importante campagna di riforma dell’edificio ed è, inoltre, colui che la eleva al rango di propria villa rurale, luogo deputato all’ozio e al riposo dalla vita di corte. Accanto a questa nuova funzione, l’edificio mantiene comunque la sua originaria destinazione agricola con funzione di controllo sul territorio e luogo di raccolta dei proventi e dei raccolti derivanti dai terreni agricoli.
L’elezione a villa suburbana è attestato dalla presenza di affreschi con ritratti mitologico-simbolici e ritratti politici che rimandano alla dinastia imperiale del Sacro romano Impero. Non esistono documenti che accertino autori e date esatte tuttavia il ciclo di affreschi presenti sono stati recentemente attribuiti a Bernardino Campi, attivo negli stessi anni alla corte di Sabbioneta.
Alla morte di Vespasiano avvenuta nel 1591 la Grangia perde il ruolo di villa suburbana; resta invece ruolo di luogo di raccolta delle tasse in natura della corte.
Le trasformazioni che hanno interessato la Grangia nel corso dei secoli hanno modificato in modo evidente l’assetto della villa gonzaghesca, della quale ormai si possono ritrovare solo pochi frammenti. L’edifico odierno è il risultato di interventi, distribuiti nei secoli, eseguiti dall’uomo ma anche di azioni condotte dalla natura, che hanno prodotto demolizioni, crolli, aggiunte sulla fabbrica preesistente, restituendoci un complesso architettonico articolato, disomogeneo e molto fragile soprattutto nella porzione sopravvissuta della villa.